07.10.2016 – Alberto Mutti, presidente provinciale e vicepresidente nazionale di Anmic (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili) interviene sul caso Bryan, dopo l’intervista rilasciata alla Gazzetta di Parma da parte della madre del bambino, a nove mesi dalla nascita. <A Bryan e alla sua famiglia voglio esprimere tutta la mia vicinanza – dice il presidente Mutti -, perché le difficoltà che la madre ha sottolineato le conosciamo bene: sono le stesse a cui devono far fronte le migliaia di disabili che assistiamo. Per questo voglio dire alla famiglia di Bryan che i nostri uffici sono a disposizione per ogni tipo di supporto, sia a livello informativo, sia a livello pratico, per attivare tutte le procedure necessarie affinché vengano riconosciuti i diritti del bimbo e della sua famiglia>. Diritti conquistati dall’Anmic, riconosciuta ente morale dello Stato, in 60 anni di storia, attraverso numerose battaglie sociali. Tuttavia, rimane ancora molto da fare: <La legge 104 del 1992, che garantisce una quota di ore e giorni di permessi retribuiti per i famigliari, è una grande conquista, ma comprendo le ragioni del padre di Bryan, che le considera poca cosa rispetto alle esigenze – osserva Mutti -. E il fatto che la madre abbia dovuto abbandonare il lavoro è una scelta alla quale si vedono costrette quasi tutte le persone nella sua situazione. Per questo motivo ci permettiamo di far riflettere i nostri governanti, a tutti i livelli, sul fatto che i 512 euro al mese di indennità di accompagnamento sono una vergogna. La madre di Bryan ha dovuto rinunciare allo stipendio per assistere tutto il giorno suo figlio, ed è giusto. Così, però, la signora rimane senza alcun sostegno economico significativo. E’ necessario fare delle scelte sociali dirette a migliorare le condizioni di vita dei disabili e dei suoi famigliari. La società civile non può né dimenticarli, né umiliarli. La disabilità, quando si verifica, è un carico sociale e come tale deve essere affrontata: il disabile, quindi, deve essere riabilitato da un punto di vista fisico, psicologico e sociale. Quando necessario, deve inoltre vedersi riconosciuto un lavoro mirato e una pensione equa, che oggi non possiamo definire tale, visto che è soltanto di 280 euro mensili. Lavoro e pensione sono diritti oggi riconosciuti dalla legge, ma troppo spesso non sono esigibili. E’ un problema per tutti i cittadini, figuriamoci per i disabili>. Infine, Mutti vuole lasciare un messaggio al bambino: <Bryan deve sapere che, nonostante queste difficoltà, la sua vita potrà essere attiva, felice e ricca di soddisfazioni. Lui potrà guidare, viaggiare, visitare il mondo, lavorare, avere una vita piena di relazioni e fare sport, soprattutto a Parma, dove il mondo paralimpico offre innumerevoli possibilità. Solo però se questi diritti saranno salvaguardati e, soprattutto, resi esigibili. Questo, come sempre, rimane l’impegno dell’Anmic>.
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