22.06.2017 – Ieri, mercoledì 21 giugno, i candidati sindaco Federico Pizzarotti e Paolo Scarpa si sono prestati, su invito della sezione di Parma dell’Anmic, ad un giro in carrozzina per le vie del centro della città, per prendere coscienza delle barriere architettoniche e culturali. Siamo soddisfatti perché crediamo che solo in questa maniera si possa prendere consapevolezza, almeno in parte, delle problematiche della disabilità fisica. Ovviamente alle azioni dimostrative auspichiamo sempre che facciamo seguito i fatti.

Di seguito il discorso introduttivo del presidente di Anmic Parma, Alberto Mutti.

 

Buongiorno a tutti,

oggi ci troviamo qui con i candidati sindaco Federico Pizzarotti e Paolo Scarpa per un breve giro del centro storico di Parma in carrozzina. Da parte mia e da parte di tutta l’Anmic, va loro il ringraziamento per aver accettato l’invito.

Questo momento è stato organizzato con un solo fine: sensibilizzare chi guiderà la città nei prossimi anni sulle difficoltà che le persone con disabilità motoria, costrette a muoversi su una carrozzina, vivono quotidianamente nel percorrere le strade di Parma.

Proprio perché l’obiettivo è sensibilizzare e far prendere coscienza della situazione, invitando i candidati a calarsi nei panni di un disabile, abbiamo deciso di scegliere un itinerario in un certo senso protetto: infatti faremo un percorso che si sviluppa nel centro, quindi nella parte più bella e curata della città, e quasi esclusivamente in zona pedonale.

Non neghiamolo: sarebbe stato semplicissimo ottenere clamori portando i candidati in alcuni punti precisi di Parma, in particolare in periferia, dove esistono situazioni inaccettabili. Tuttavia questo non è il nostro stile e facendo così ci saremmo allontanati da quello che è il nostro intento: rivendicare quello che è un diritto, quello di movimento all’interno della propria città e di godimento della stessa, facendo toccare con mano le difficoltà di chi vive in carrozzina.

In questo percorso per il centro, vi accorgerete che, nonostante stiamo parlando di zone pedonali, esistono barriere architettoniche che, unite alle barriere culturali, ossia quelle della maleducazione e dell’indifferenza, abbassano notevolmente la qualità della vita di un disabile in carrozzina, in alcuni casi togliendogli totalmente l’autonomia.

Spesso basterebbe poco, basterebbe guardare le cose da un altro punto di vista, basterebbe uno sforzo progettuale in più, che le cose si risolverebbero.

Ci tengo a consegnare ai due candidati sindaco due pubblicazioni: una è il libro sui 60 anni della nostra Associazione, 60 anni di battaglie, lotte e rivendicazioni; l’altra è la Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità: è del 2006, diventata legge nel 2009, e potrete osservare, leggendola, quanta strada c’è ancora da fare. Purtroppo rimaniamo, infatti, nel vastissimo campo dei diritti esistenti ma non esigibili.

E’ invece addirittura del 1971 la prima legge che parla di eliminazione di barriere architettoniche: sono passati quasi 50 anni e non è più accettabile che le barriere esistano ancora.

In questi anni, se al posto di ogni convegno fatto fosse stata abbattuta una barriera, oggi avremmo una città molto più accogliente.

D’altra parte, pensate che già nel 1981, nell’Anno Internazionale dell’Handicappato (allora ci chiamavano così), il Segretario Generale dell’Onu disse: “Siamo riusciti a far passeggiare l’uomo sulla luna, ma non siamo ancora in grado di far camminare un disabile nelle nostre città”. Considerando che dicono che presto l’uomo andrà su Marte, forse è ora di darsi una mossa.

Ora possiamo dare inizio a questo breve giro, ricordando che oggi stiamo parlando del tema della disabilità più facile da comprendere, quello della disabilità fisica: ma non dimentichiamo l’enorme mondo, pieno di difficoltà e ostacoli, delle disabilità sensoriali e intellettive.

Abbiamo deciso di far partire dal Battistero, perché questo nostro gioiello, unico al mondo, non è accessibile. Sappiamo che il Comune non c’entra, sappiamo anche che è facile dire “La Sovrintendenza non dà il permesso”, ma sappiamo anche, visto che con la Sovrintendente ci abbiamo parlato, che non è vero che la Sovrintendenza non dà il permesso, ma che è vero che non dà il permesso solo a soluzioni vecchie e che deturpano questa meraviglia. Ma nel 2017, con la tecnologia che abbiamo a disposizione (e ripensiamo al fatto che nel 1969 siamo andati sulla Luna), vi garantiamo che le soluzioni, anche a scomparsa, esistono. E che si possono realizzare, basta volerlo.

Ora percorreremo Borgo Venti Marzo, poi attraverseremo strada Repubblica, percorreremo borgo Giacomo Tommasini, svolteremo a destra per via Ferdinando Maestri, sbucando infine in via Farini, di fronte alla libreria Feltrinelli, dove alle 17.45 circa vi ringrazieremo con un piccolo rinfresco.

Ringrazio i candidati augurandomi che i diritti dei disabili siano tenuti in futuro in maggiore considerazione. In quest’ottica ribadiamo la nostra posizione: ossia l’esigenza dell’istituzione della figura del Disability Manager, cioè un esperto che deve promuovere e valutare la compatibilità di ogni atto dell’amministrazione con i diritti e le esigenze delle persone con disabilità. In altre parole: una persona che dorma con la Convenzione Onu sotto il cuscino.

 

Alberto Mutti
Presidente provinciale e vicepresidente nazionale Anmic