19.10.2017 – E’ sempre emergenza disabili nel nostro Paese. Fra assistenza insufficiente e del tutto inadeguata alla grave non autosufficienza, il moltiplicarsi di episodi di discriminazione plateale  che rimangono impuniti, il lavoro troppo spesso negato e l’inclusione nella scuola ancora “a ostacoli”, la vita quotidiana dei circa 4 milioni di cittadini con disabilità non sembra affatto migliorare. Anzi, le consuete difficoltà si associano ormai a crescente sfiducia e rassegnazione. Infatti la crisi economica, sommata all’attuale delicata fase politica di fatto pre-elettorale (che tende a rimandare ad un incerto futuro l’impegno per realizzare politiche più incisive in favore dei disabili), di fatto allontanano  la ricerca di soluzioni concrete in tempi certi, definiti.

 Oggi più che mai – sostiene dunque la ANMIC (Associazione nazionale mutilati e invalidi civili) – occorre invece alzare la voce, ricordare pubblicamente che i diritti che assicurano pari opportunità e piena cittadinanza, benchè in parte già stabiliti dalla nostra normativa  ma finora mai garantiti davvero, non possono più attendere.

 Con questo obiettivo la ANMIC – la più rappresentativa associazione del settore con i suoi oltre 150mila iscritti –  ha organizzato a Roma alle ore 11 – presso l’hotel Nazionale – una conferenza stampa mirata a  denunciare le troppe criticità che ancora penalizzano i soggetti con disabilità.

Vogliamo ricordare alle Istituzioni, alla politica  e alla pubblica opinione – spiega il Presidente ANMIC Nazaro Pagano –  il dovere di far applicare anzitutto le leggi già esistenti a tutela dei cittadini più svantaggiati che nel nostro Paese rischiano di rimanere vuoti principi, parole al vento. Nel settore dell’assistenza, solo per fare un drammatico esempio, tante difficoltà nascono anche dal caos applicativo Stato – Regioni. Perché legiferare non basta, se poi le leggi nazionali restano inapplicate in quanto sotto-finanziate, oppure perchè la loro attuazione viene demandata a Regioni inadempienti, o che non possono spendere in servizi perché  vincolate  ai   limiti di bilancio e di rientro dal deficit pubblico. Una delle tante contraddizioni italiane che caratterizzano la normativa già approvata in materia di disabilità e che occorre affrontare.”