22.04.2019 – Senso di colpa, paura, ansia. Relazioni sociali che scemano insieme al tempo da dedicare a stessi. Quanta strada in salita deve percorrere il caregiver “informale”, colui che ad un certo punto della sua vita si trova a dover assistere un familiare malato di Alzheimer o disabile. Salita che non sempre l’amore e l’appagamento nell’accudire il proprio caro riescono a rendere più dolce, al punto che si può arrivare al “burn-out”, all’esaurimento delle forze, fino ad ammalarsi.

Il caregiver deve diventare “resiliente”, riuscire a riorganizzarsi per affrontare e superare le difficoltà, come un fiore che spunta tra le rocce. Ma per renderlo resiliente deve essere aiutato: bisogna “prendersi cura di chi ha cura”. Questo il tema dell’incontro che si è svolto nella serata di mercoledì 17 aprile nella Sala Amoretti di Basilicanova nell’ambito del percorso “Culture in Circolo Rugantino” realizzato dalla Biblioteca-Ludoteca di BasilicanovaCooperativa Accento e Comune di Montechiarugolo, che per l’occasione si sono avvalsi della collaborazione di Azienda Pedemontana SocialeAnmic Parma e Centro Diurno di Montechiarugolo.

Nel ruolo di relatori si sono alternati la psicologa e psicoterapeuta Debora Scorpiniti, il direttore generale di Pedemontana Sociale Adriano Temporini e, per Anmic Parma, il professore di diritto Alessandro Petraglia insieme al presidente, Walter Antonini.

Scorpiniti ha parlato del “peso dell’assistenza” a livello emotivo, comportamentale, fisico e di come la resilienza sia un «adattamento funzionale» che per essere raggiunto «necessita di validazione emotiva, condivisione e supporto». «Occorre accettare quello che si prova perché è normale – ha sottolineato la psicologa –, frequentare i gruppi di auto mutuo aiuto e i Caffè Alzheimer, per condividere e discutere le problematiche. Quando possibile, bisogna farsi aiutare da altri familiari che possono essere disponibili in certe situazioni. Ultimo punto, è bene informarsi su tutto quello che viene messo a disposizione dagli enti pubblici e dalle realtà associative». A questo proposito, Temporini ha illustrato i servizi di Pedemontana sociale, che oltre ai gruppi di auto mutuo aiuto e ai Caffè Alzheimer mette a disposizione “Nati due Volte”, il percorso di incontri con esperti e narrativi per i familiari delle persone con disabilità, l’affiancamento familiare con il progetto “Una famiglia per una famiglia” e STAFF, lo sportello badanti. «La resilienza si basa su caratteristiche innate di un individuo, che però possono essere potenziate nel corso della vita – ha spiegato il direttore generale di APS –. Come azienda abbiamo realizzato un approccio integrato e nell’ambito del progetto STAFF è stata effettuata una mappatura, geolocalizzata sul territorio, delle persone che si trovano in situazioni di fragilità, sia perché vivono in luoghi isolati, sia perché non possono contare su una rete familiare. Cerchiamo di agganciarli, ma non è semplice, perché c’è anche chi non vuole essere aiutato». Temporini ha concluso il suo intervento mostrando una foto di Ilaria Cucchi insieme al fratello Stefano: «Lei è una persona molto resiliente. Suo fratello è stato ucciso e lei ha combattuto per dieci anni in tribunale per ridare una vita al fratello e per dare un futuro anche a noi, perché la sua battaglia ci riguarda tutti».

Il professor Petraglia si è soffermato sulla legislazione ancora carente. «L’Emilia-Romagna è stata la prima Regione in Italia ad approvare una legge che definisce il caregiver e ne riconosce il suo impegno familiare – ha osservato – mentre a livello nazionale esistono due progetti di legge fermi alla Camera, nonostante nella Finanziaria del 2018 fossero stati messi a disposizione 60 milioni di euro per sostenere economicamente questo tipo di assistenza. Anche a livello europeo siamo in ritardo rispetto ad altri Paesi».

Il presidente di Anmic Parma, Walter Antonini, ha lanciato lo sguardo al futuro, sulle «prospettive preoccupanti» che riguardano l’evoluzione delle disabilità: «Fino ad oggi sono state perlopiù fisiche e sono quelle che possono essere risolte meglio, per esempio attraverso l’inserimento nel mondo del lavoro e l’abbattimento delle barriere architettoniche. Ma nei prossimi 15 anni i dati dicono che aumenteranno le patologie intellettive e relazionali. Nella legge sul “dopo di noi” bisogna osservare come non ci siano progetti di lungo respiro. È una legge importante ma incompleta, perché non guarda avanti». Poi c’è anche il problema delle risorse: «La Regione continua a finanziare il Fondo per la non autosufficienza, ma fino a quando? Non vorremmo che in futuro venisse chiesto alle famiglie di fare più di quanto stiano già facendo oggi, perché sono già sotto stress».