Dopo due anni e tante ore passate in riunioni, incontri e tavoli sulle modifiche al Regolamento che ha normato le compartecipazioni delle persone disabili al proprio mantenimento nei centri diurni e residenziali del Comune di Parma, apprendiamo solo ora che si sta lavorando a un nuovo regolamento da presentare al Consiglio comunale. Ci sembra strano, visto che alle riunioni sul tema, quando abbiamo per l’ennesima volta chiesto di togliere le pensioni d’invalidità dal computo dei redditi (è l’Isee a garantire l’equità, non altro), dall’assessora al Welfare Laura Rossi ci è stato risposto che la questione che sollevavamo era ideologica e politica, aggiungendo che si trattava di una “questione di lana caprina”. Certo, la stessa “lana caprina” di cui evidentemente si occupa il Consiglio di Stato, che ha recentemente bocciato il regolamento comunale che ha alzato le quote di compartecipazione tenendo conto di voci che sono, per loro natura, compensative o risarcitorie, non certo fonti di ricchezza.
Premesso che Anmic, come Ente Morale dello Stato (Decreto del Presidente della Repubblica del 1978), si deve occupare della tutela dei diritti delle persone disabili e delle loro famiglie, riteniamo doveroso il nostro operare socialmente, civilmente e politicamente per questi obiettivi, e reputiamo l’azione politica nel suo senso più puro, cioè operare a favore della Comunità e in particolare delle fasce più deboli e fragili.
La nostra proposta di togliere, dal computo dei redditi, la pensione di invalidità ha delle radici storiche e forti. È frutto di battaglie dagli anni ‘60 in poi delle grandi associazioni delle persone con disabilità (raggruppate nella Fand – Federazione tra le Associazioni Nazionali delle persone con Disabilità) e conquistata a risarcimento etico, civile e morale dal Paese verso persone che, tanto ieri come oggi, non possono svolgere le fasi della propria vita senza ostacoli culturali, fisici ed economici.
In un quadro come questo, impregnato di forti valori morali etici e di politica sociale (anche la scelta dell’Assessora Rossi, di penalizzare le pensioni di invalidità, è ovviamente politica), riteniamo inutile la presenza di Anmic Parma a qualsiasi tavolo, riunione o informativa (a questo punto il termine più appropriato) su questo tema, ribadendo la nostra disponibilità a continuare a collaborare su tutte le altre iniziative del Comune di Parma.
Ci teniamo anche a sottolineare la nostra fisiologica contrarietà ad azioni legali, perché la forza storica della nostra Associazione ci ha visti da sempre affrontare i temi cari alle persone con disabilità e alle loro famiglie in concertazione o nelle piazze, dove peraltro negli anni ‘60/’70 ci è capitato di prendere anche qualche manganellata.
Tanto era dovuto e richiesto e tanto dobbiamo alla nostra Comunità, in attesa di conoscere come e quando il Comune pensi di adeguarsi alla sentenza del Consiglio di Stato. Anche se sarebbero anche auspicabili le scuse alle persone disabili di Parma e alle loro famiglie. Per non parlare dei risarcimenti.