06.12.2011 – Lo sport come strumento riabilitativo, come opportunità che sappia aiutare i ragazzi disabili o infortunati a recuperare al meglio la forma fisica e a tornare all’autonomia, in chiave appunto “terapeutica”. Su questo si sono confrontati oggi i protagonisti della seconda Conferenza provinciale dello sport disabile, che ha riunito a Palazzo Giordani, su iniziativa dell’Agenzia per lo sport della Provincia, il mondo sportivo, la scuola, i professionisti dell’area medico-riabilitativa e le realtà associative del territorio per discutere proprio dello “Sport come riabilitazione”.
“Questo è il primo tentativo, a Parma e credo anche in Italia, di mettere allo stesso tavolo figure tendenzialmente “scollegate” tra loro, cioè medici ortopedici, riabilitatori, tecnici di scienze motorie, fisioterapisti, società sportive e federazioni, per cercare di capire se creare sinergie tra tutti questi soggetti consenta di avere più disabili che fanno sport, una migliore riabilitazione, una migliore relazione nella fase riabilitativa partendo dal medico che stabilisce il percorso fino al fisioterapista e all’attività motoria; per capire quindi se si possano portare più persone a fare sport, sia disabili sia infortunati, e migliorare al massimo il percorso riabilitativo. È un patto che chiediamo qui di fissare, in modo da renderlo almeno sperimentale e provare a intraprendere questo percorso insieme – ha detto in apertura il responsabile dell’Agenzia per lo Sport della Provincia Walter Antonini – cercando innanzitutto di capire difficoltà e limiti ma anche le grandi opportunità che una buona comunicazione tra tutte queste figure potrebbe portare nella riabilitazione”.
Il tema scelto quest’anno va insomma ben oltre le esigenze dei 300 iscritti disabili alle società o associazioni sportive del territorio: è anche una sfida per le figure professionali e i soggetti a vario titolo coinvolti nello sport di area disabile. L’idea di fondo, appunto è quella di una sinergia che consenta di migliorare la riabilitazione, ognuno a partire dalla propria competenza e spazio, per portare a recuperare al meglio le persone infortunate o disabili.
Nel corso dell’incontro, moderato dal giornalista Matteo Billi, sono intervenuti tra gli altri Alberto Mutti, presidente dell’Anmic, Rodolfo Brianti, direttore dell’Unità operativa di Medicina riabilitativa dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Parma, Marco Vitale, presidente del Corso di laurea in Scienze delle attività motorie dell’Università di Parma, Cinzia Mainardi, delegata provinciale del Comitato italiano paralimpico, Antonio De Tanti, direttore medico scientifico del Centro Cardinal Ferrari.
“Oggi è una giornata di cultura, di sport e, credo, di molta civiltà, perché come ha detto Luca Pancalli lo sport non è solo medaglie ma soprattutto inclusione sociale e integrazione, nonché uno straordinario strumento pedagogico: attraverso la pratica sportiva le persone disabili hanno la possibilità concreta di riappropriarsi della propria vita”, ha osservato il presidente dell’Anmic Alberto Mutti.
Durante la conferenza sono stati consegnati due riconoscimenti a due atleti paralimpici, entrambi 17enni, che si stanno distinguendo nel mondo dello sport: il giovane sciatore Stefano Curti, disabile sensoriale (ipovedente), e la giovane nuotatrice Giulia Ghiretti, disabile fisica.
L’intervento completo del Presidente Mutti
Un saluto molto cordiale a tutti.
Debbo riconoscere che l’ANMIC ha sempre trattato poco, per non dire quasi niente, gli argomenti “Sport e Tempo Libero”.
In effetti l’intera organizzazione nei suoi oltre 55 anni di vita ha sempre dovuto lottare ed essere concentrata nella difficile battaglia per fare diventare esigibili i diritti espressi dalle norme programmatiche della nostra Costituzione.
Ed allora le idee, problematiche che aveva davanti l’Associazione da conquistare, da richiedere con forza erano e sono ancora:
Scuola
Lavoro
Pensioni
Accompagnamento
Barriere architettoniche e culturali ecc..
Queste hanno impegnato l’Associazione, le sue forze e la sua organizzazione per la loro positiva soluzione.
Accade però che da qualche anno, soprattutto a Parma, ma anche in altre città, nell’ANMIC si è cominciato a parlare di sport come attività sociale e terapeutica.
A Parma ad aiutare l’Associazione a compiere questo importante salto di qualità sono state persone da voi ben conosciute:
Cinzia Mainardi
Walter Antonini
Gaetano Lo Presti ed altri che oggi qui intendiamo pubblicamente ringraziare.
La loro entrata negli organi direttivi o in contatto con la nostra Associazione ci hanno aiutato ad obbligarci ad operare anche in questo importante settore di lavoro a favore delle persone disabili.
Siamo stati anche sollecitati ad affrontare queste due tematiche (sport e tempo libero) dall’ingresso nel Comitato Provinciale ANMIC in particolare di Walter Antonini che, oltre ad essere uomo di cultura, ha dedicato il proprio tempo allo sport per persone disabili e oggi siamo contenti che ricopra la carica di responsabile dell’Agenzia dello Sport della Provincia di Parma.
Credo inoltre sia importante ricordare a tutti che Luca Pancalli, Vicepresidente Nazionale e del Comitato Centrale dell’Anmic, ricopre pure la carica di VicePresidente Nazionale del Coni.
Ritornando al problema dello sport, fino a non molto tempo fa, il disabile era quasi impossibilitato a svolgere attività sportiva sia amatoriale sia agonistica; ora, grazie alla tecnologia che offre continuamente nuove possibilità, ma soprattutto grazie alla caduta di certi insensati pregiudizi che pare abbiano lasciato il posto allo spirito di uguaglianza, stiamo assistendo a cambiamenti, anche graduali, ma decisamente importanti anche in questo settore.
Voglio ricordare che Antonini ripete spesso che mai lui scenderebbe in campo con i pantaloncini corti mentre i giovani della sua “Magik” entrano in campo senza alcun pregiudizio.
A supporto del nostro sforzo per rendere più accessibile a tutti la pratica sportiva vorrei qui riportare il comma quinto dell’Art. 30 della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità che recita :
“Al fine di permettere alle persone con disabilità di partecipare su base di eguaglianza con gli altri alle attività ricreative, del tempo libero e sportive, gli Stati Parti prenderanno misure appropriate” e detto sinteticamente per:
incoraggiare e promuovere la partecipazione organizzando attività ricreative specifiche;
assicurare l’accesso agli impianti sportivi non solo agli adulti, ma anche ai bambini con disabilità, garantendo in ogni caso la fruibilità dei servizi variamente intesi.
Il futuro che ci aspetta sarà pertanto pieno di ulteriori, nuovi impegni.
Per l’Anmic, specie se avremo anche il contributo fattivo della Fand e del Comitato Italiano Paralimpico, deve costituire un ulteriore importante stimolo di presenza e di lotta.
Allo scopo di incrementare nella nostra provincia la partecipazione delle persone disabili nel mondo dello sport, si è pensato di istituire il Premio “Un Comune per Amico”.
Questo è un importante riconoscimento che la Provincia di Parma assieme al Comitato Italiano Paralimpico e all’Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi Civili, assegna annualmente a quel Comune o a quei Comuni che si sono impegnati ad abbattere sia le barriere architettoniche negli impianti sportivi, sia nella viabilità che conduce all’impianto al fine di consentirne l’accesso e l’uso anche alle persone diversamente abili.
È appena il caso di ricordare i lusinghieri successi ottenuti nelle ultime paralimpiadi che ci fanno pensare di essere sulla buona strada.
Nonostante questi promettenti risultati sportivi, voglio qui ricordare che per il numero degli atleti impegnati, la classifica internazionale ci colloca attorno al 30° posto, mentre altri paesi Europei quali Francia, Germania, Spagna ed Inghilterra occupano posti fra i primi 10 nella classifica.
È appena il caso di menzionare che i comitati paralimpici di queste Nazioni godono di risorse di bilancio anche 5 volte superiori alle nostre.
Un ultimo dato deve costringerci a riflettere : in Italia
-180.000 circa sono i bambini disabili che frequentano la scuola dell’obbligo;
– 15.000 circa sono coloro che svolgono attività sportive.
Dobbiamo pubblicizzare il premio “ Un Comune per Amico” e se possibile diffonderlo anche in altre Province affinché le persone disabili riescano ad accedere e ad utilizzare gli impianti sportivi come tutti i cittadini.
L’ANMIC da subito ha affiancato il Comitato Paralimpico condividendo con lo stesso la propria sede.
Ma quel che più conta è che ha messo a loro disposizione sia l’esperienza acquisita e la rete di relazioni che hanno fatto dell’ANMIC l’associazione più numerosa nel variegato mondo della disabilità.
E’ bene ricordare che “l’Associazione esercita le funzioni di rappresentanza e di tutela degli interessi morali e materiali dei mutilati e invalidi civili, ad essa conferita con legge 23 aprile 1965, n. 458 e confermata con decreto del Presidente della Repubblica il 23 dicembre 1978” (art.3 dello statuto associativo).
E’ nostro impegno oggi allargare questo sostegno anche al mondo medico-riabilitativo, il solo che può aiutare quella ulteriore crescita della stima personale del disabile.
Credo fermamente che la pratica di attività fisica rappresenta per le persone disabili “il mezzo privilegiato di sviluppo individuale”, di rieducazione e di integrazione sociale; incrementa la possibilità di relazionarsi con il mondo esterno sviluppando la scoperta di nuove e fondamentali possibilità contribuendo pertanto ad una migliore accettazione di sé accrescendo l’autostima.
Queste sono le ragioni per cui oggi siamo qui a chiedere che lo sport e i luoghi dove questo viene esercitato devono essere accessibili a tutti.
Ecco perché sollecitiamo una più intensa collaborazione fra Enti Locali, CIP e ANMIC per realizzare la possibilità di accedere al mondo dello SPORT e per diffondere la conoscenza degli effetti positivi dell’attività stessa sui soggetti disabili.
Chiudo questo mio intervento ricordando una frase di Luca Pancalli:
“ Lo sport non è solo medaglie ma soprattutto inclusione sociale ed integrazione, nonché uno straordinario strumento pedagogico e che, attraverso la pratica sportiva, la persona disabile ha la possibilità concreta di riappropriarsi della propria vita”.