26.10-2017 – Assente dalle priorità dell’agenda di governo, dalla manovra e dal dibattito pubblico: la disabilità in Italia è ancora “invisibile”. A denunciarlo è l’Associazione nazionale mutilati ed invalidi civili (Anmic) durante una conferenza stampa tenutasi ieri a Roma a pochi passi da Montecitorio per richiamare l’attenzione della politica affinché vengano rispettati i diritti delle persone con disabilità sul fronte del lavoro, dell’assistenza e delle discriminazioni. “Comprendiamo che in questo momento il mondo istituzionale e politico viva una fase particolarmente delicata – ha affermato Nazaro Pagano, presidente nazionale Anmic -, ma vorremmo che lo sforzo fatto in quest’ultimo periodo, con un fecondo proliferare di normative nei confronti delle persone con disabilità, si concretizzasse in fatti concreti. Oggi, purtroppo, nelle famiglie si continua a soffrire”.
Uno dei temi che maggiormente preoccupa l’associazione è quello del lavoro e del “diritto negato al collocamento”. Secondo l’Anmic, infatti, legge che disciplina l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità, la n. 68 del 99, prevede “l’assurda possibilità per i datori di lavoro di pagare un contributo esonerativo invece di assumere, magari con incentivi, le persone disabili”. Secondo l’Anmic, nel testo della legge ci sono “troppe condizioni di fronte alle quali il datore di lavoro può chiedere l’esonero” che ha un costo “decisamente inferiore rispetto a quello di assumere un dipendente”. E per Alberto Mutti, vicepresidente di Anmic, quindi, il risultato è che “tra gli aventi diritto ad un posto di lavoro e i disabili realmente collocati rimane un abisso. Gli ultimi dati disponibili risalgono al 2013 perché il governo non ha ancora presentato i dati del biennio 2014-2015, nonostante l’obbligo di farlo entro il 30 giugno dello scorso anno. In sintesi: su 680 mila disabili aventi diritto, solo 18 mila sono i collocamenti. In termini percentuali, la cifra è dunque sconvolgente: nemmeno il 3 per cento. Ogni cento disabili, nemmeno tre trovano lavoro”. Eppure, ha spiegato l’Anmic, la Costituzione parla chiaro e riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro. “Lo stato che concede la possibilità i pagare per non assumere – ha continuato Mutti – non rispetta questo principio costituzionale, anzi agisce in direzione opposta. Per questo stiamo valutando la possibilità di sollecitare una questione di costituzionalità su quell’articolo della legge 68 in aperto contrasto con i dettami della Carta. Ma soprattutto saremo pressanti nella fase di stesura della ormai improrogabile riforma della disciplina, per cercare di evitare che questo principio assurdo venga confermato nella nuova legge sull’inserimento lavorativo delle persone disabili”.