L’associazione chiede accessibilità e integrazione in tutti gli spazi, in particolare quelli destinati ai più giovani. E lancia una proposta sulla gestione dei servizi igienici.

In merito al progetto di riordino e riqualificazione del parco della Cittadella, Anmic Parma, associazione che da sessantacinque anni si occupa di tutela e rappresentanza delle persone con disabilità, con circa tremila iscritti, desidera portare l’attenzione sulla grande opportunità di inclusione sociale che è offerta. Apprezzando l’ampio dibattito, reso possibile grazie all’importante lavoro svolto dal comitato “Cittadella Futura” e dalla successiva apertura da parte dell’amministrazione comunale, Anmic chiede di riflettere su due aspetti: l’accessibilità e l’integrazione all’interno degli spazi con i giochi; i servizi igienici.

Sul primo fronte, l’associazione sottolinea come alcuni Comuni italiani stiano realizzando parchi inclusivi: luoghi in cui tutti i bambini, con disabilità fisica, intellettiva o sensoriale, possono giocare, insieme ai loro coetanei, con le stesse attrazioni. Ne esiste un esempio meraviglioso, a Fontaniva, in provincia di Padova, e un parco con tali caratteristiche – è una notizia recentissima – sarà realizzato a Collecchio, grazie alla volontà del Comune, trasversale tra maggioranza e opposizione, e la partecipazione di alcune importanti aziende, dopo un percorso condiviso, di quasi due anni, con il territorio, guidato Pedemontana Sociale. Perché non provare a fare altrettanto? Esistono esperienze da condividere e competenze che si metterebbero a disposizione. Qualora si intendesse proseguire con i giochi tradizionali, riteniamo allora fondamentale che l’area ludica, oggi addirittura parzialmente inagibile, a causa di un manto erboso molto danneggiato, sia non solo accessibile, ma presenti anche giochi e attrazioni per tutti. Inoltre, l’attuale impostazione, che prevede i giochi per i piccoli e le persone con disabilità di fronte all’ex ostello, e gli spazi per i grandi e le giostre a pagamento nel grande prato di fianco alla struttura. Significa separare famiglie o gruppi di amici, di fatto, in base alla presenza di una disabilità, non in base all’età. Pertanto auspichiamo una modifica progettuale nella direzione della piena inclusione, in coerenza rispetto a quanto affermato, sulla ristrutturazione del Tardini, dal vicesindaco, Marco Bosi, ossia che tutti i settori dello stadio saranno accessibili alle persone disabili, le quali non saranno più relegate in un unico posto allestito solo per loro.

Per quanto riguarda i servizi igienici, da anni trascurati in attesa di questa riqualificazione, i previsti servizi autopulenti, senza personale, non sono adeguati, seppur strutturalmente accessibili, a persone con scarsa o assente autonomia. Da qui, un’idea: perché non si progetta, per la pulizia e il presidio dei servizi igienici, l’inserimento lavorativo di persone disabili, dopo un anno, il 2020, che ha di fatto bloccato il collocamento, con ricadute drammatiche su centinaia di famiglie? Persone con disabilità o con fragilità sociali, in Cittadella e negli altri tre bagni annunciati per la città.