29.09.2016 – Come da tempo sottolineato dall’ANMIC è assolutamente necessaria una riforma della legge 68/99 che regola l’inserimento lavorativo disabili. In attesa della riforma, apprendiamo con soddisfazione che il 23 settembre scorso il Consiglio dei Ministri ha definitivamente approvato il Decreto Legislativo che prevede l’inasprimento delle sanzioni per le imprese che eludono l’obbligo di assunzione. Si rimedia così ad una situazione sconcertante che si era venuta a creare, per cui era di gran lunga conveniente a livello economico essere sanzionati piuttosto che assumere o pagare volontariamente le penali previste.
L’on. Patrizia Maestri (PD), cui va buona parte del merito di questa iniziativa, spiega in una nota la novità normativa e i motivi che ne stanno alla base.
Patrizia Maestri (PD): “Inasprite le sanzioni per le imprese che eludono l’obbligo di assumere disabili”
Il 16 giugno 2016, a dieci mesi di distanza dall’emanazione di quel decreto legislativo n. 151 che ha innovato la legge 68/1999 che disciplina la costituzione e al gestione dei rapporti di lavoro con persone portatrici di disabilità, ha emanato un nuovo decreto legislativo che, modificando parzialmente il precedente, ha raccolto in particolare alcune delle più significative sollecitazioni delle associazioni che, direttamente, vivono le difficoltà dell’inserimento mirato dei disabili nel mondo del lavoro.
La modifica più importante concerne la riforma il sistema sanzionatorio applicato alle aziende che eludono l’obbligo assunzionale portando a 153,20 euro al giorno la sanzione, oggi di 57,17 euro, per ciascun lavoratore disabile che risulta non occupato nella medesima giornata. Viene inoltre introdotta una procedura di diffida per consentire alle imprese inadempienti di regolarizzare la propria posizione prima di incorrere nella sanzione, e quindi di dimostrare la propria eventuale buona fede.
Si tratta di una novità importante, sollecitata da tempo dalle associazioni dei disabili, che consentirà di contrastare l’elusione dall’obbligo di assunzione e al contempo di recuperare risorse per favorire percorsi di inserimento mirati: i proventi dalle sanzioni sono infatti destinati a finanziare il Fondo per l’occupazione dei disabili.
L’inasprimento del sistema sanzionatorio concretizza una proposta di cui sento appieno la maternità: già nel 2014, con un ordine del giorno approvato dalla Camera dei deputati il 24 novembre, avevo invitato il governo a muoversi in questa direzione, riformando il sistema sanzionatorio aggravando le ammende per quelle aziende che eludono colpevolmente l’obbligo di assumere lavoratori disabili al fine di recuperare risorse da destinare al finanziamento di progetti virtuosi di collocamento mirato e per sostenere la nascita e la diffusione di nuovi servizi su tutto il territorio nazionale.
Un altro obiettivo importante, purtroppo mancato in questa circostanza ma che avevo già considerato con il mio ordine del giorno del 2014, riguarda la rivisitazione della base dei lavoratori su cui vengono calcolati le quote di assunzione obbligatoria di persone con disabilità e, soprattutto, degli ambiti territoriali in cui scatta la sospensione di tali obblighi nel caso di apertura di procedure di mobilità. Un tema particolarmente importante che tornerò a sollecitare nei confronti del Governo con l’obiettivo di dare un’attuazione sempre più piena al principio del diritto al lavoro per le persone disabili.
Patrizia Maestri (PD): “Inasprite le sanzioni per le imprese che eludono l’obbligo di assumere disabili”
Il 16 giugno 2016, a dieci mesi di distanza dall’emanazione di quel decreto legislativo n. 151 che ha innovato la legge 68/1999 che disciplina la costituzione e al gestione dei rapporti di lavoro con persone portatrici di disabilità, ha emanato un nuovo decreto legislativo che, modificando parzialmente il precedente, ha raccolto in particolare alcune delle più significative sollecitazioni delle associazioni che, direttamente, vivono le difficoltà dell’inserimento mirato dei disabili nel mondo del lavoro.
La modifica più importante concerne la riforma il sistema sanzionatorio applicato alle aziende che eludono l’obbligo assunzionale portando a 153,20 euro al giorno la sanzione, oggi di 57,17 euro, per ciascun lavoratore disabile che risulta non occupato nella medesima giornata. Viene inoltre introdotta una procedura di diffida per consentire alle imprese inadempienti di regolarizzare la propria posizione prima di incorrere nella sanzione, e quindi di dimostrare la propria eventuale buona fede.
Si tratta di una novità importante, sollecitata da tempo dalle associazioni dei disabili, che consentirà di contrastare l’elusione dall’obbligo di assunzione e al contempo di recuperare risorse per favorire percorsi di inserimento mirati: i proventi dalle sanzioni sono infatti destinati a finanziare il Fondo per l’occupazione dei disabili.
L’inasprimento del sistema sanzionatorio concretizza una proposta di cui sento appieno la maternità: già nel 2014, con un ordine del giorno approvato dalla Camera dei deputati il 24 novembre, avevo invitato il governo a muoversi in questa direzione, riformando il sistema sanzionatorio aggravando le ammende per quelle aziende che eludono colpevolmente l’obbligo di assumere lavoratori disabili al fine di recuperare risorse da destinare al finanziamento di progetti virtuosi di collocamento mirato e per sostenere la nascita e la diffusione di nuovi servizi su tutto il territorio nazionale.
Un altro obiettivo importante, purtroppo mancato in questa circostanza ma che avevo già considerato con il mio ordine del giorno del 2014, riguarda la rivisitazione della base dei lavoratori su cui vengono calcolati le quote di assunzione obbligatoria di persone con disabilità e, soprattutto, degli ambiti territoriali in cui scatta la sospensione di tali obblighi nel caso di apertura di procedure di mobilità. Un tema particolarmente importante che tornerò a sollecitare nei confronti del Governo con l’obiettivo di dare un’attuazione sempre più piena al principio del diritto al lavoro per le persone disabili.
Il decreto legislativo ha già ricevuto il parere delle Commissioni parlamentari ed è in attesa dell’approvazione definitiva da parte del Consiglio dei Ministri e della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.