09.09.2015 – La sezione provinciale di Parma dell’Anmic non può che unirsi al coro di perplessità espresse in queste settimane riguardo alla procedura di assegnazione del servizio di integrazione scolastica degli alunni con disabilità.
L’incertezza regna sovrana e a subire le peggiori conseguenze di una situazione quantomai surreale saranno ancora una volta i più esposti e i più deboli: gli alunni con disabilità e le loro famiglie; mentre gli educatori attualmente in servizio restano nel limbo, in attesa di conoscere il loro destino. La sospensiva emessa dal Tar ha determinato il prolungamento del servizio da parte degli operatori uscenti fino al 17 settembre, giorno in cui si celebrerà la Camera di Consiglio che dovrà decidere sul ricorso presentato dalle Cooperative che attualemnte erogano il servizio. Il Comune con un impegno di spesa di circa 58mila euro ha prorogato il servizio in corso fino al giorno 19 per consentire almeno la conclusione della prima settimana di lezioni. E poi?
Una situazione caotica venutasi a creare in seguito ad un bando dai criteri discutibili: secondo l’assessore Rossi si tratterebbe di una gara basata sull’offerta “economicamente più vantaggiosa”, con giudizio basato per il 70% sulla qualità del progetto e per il 30% sull’offerta economica. Non sappiamo se, come molti sostengono, questa locuzione equivalga al criterio del “massimo ribasso”, ma certo è che l’offerta economica inferiore del 10% rispetto alla base d’asta (un risparmio di circa 200mila euro per l’Amministrazione) è stata determinante per l’aggiudicazione del servizio all’Ati composta dalle cooperative Ancora e Aldia.
Le persone non sono matite, quando si appaltano i servizi legati al walfare non si sta facendo una gara per la fornitura di materiale di cancelleria. Risulta difficile pensare che la qualità del servizio rimarrà immutata pur costando il 10% in meno. Se invece le rassicurazioni dell’Amministrazione comunale e delle cooperative vincenti corrispondessero al vero, significherebbe che negli anni scorsi si sono regalati 200mila euro ad esercizio alle cooperative che hanno garantito il servizio.
Non possiamo esprimere giudizi sulle cooperative che si sono aggiudicate il servizio, ma qualche perplessità nasce spontanea quando si trovano sul giornale annunci per la ricerca di personale come questo: “Società cooperativa sociale …. ricerca per avvio di nuovo servizio sul territorio di Parma coordinatore per servizio di integrazione scolastica”. Leggendo l’annuncio, probabilmente riconducibile alle cooperative aggiudicatrici, si evince che la figura ricercata sarà la responsabile dell’organizzazione del servizio sul territorio. Possibile che l’Ati che si aggiudica un appalto di tali proporzioni debba costruire il servizio da zero senza avere individuato, a pochi giorni dall’inizio delle lezioni, una figura manageriale che si occupi della gestione completa dello stesso. Queste cooperative saranno in grado di organizzare il servizio agli standard attuali?
Gli studenti e le loro famiglie sono disorientati e sconcertati, non lo sono meno gli educatori, che inizieranno la prossima settimana la loro attività senza sapere se lo faranno per una sola settimana, se continueranno a farlo e con quale datore di lavoro. Anche per loro le rassicurazioni giunte da cooperative aggiudicatrici e Amministrazione comunale non possono essere rassicuranti. Come si può garantire loro le stesse ore di lavoro con la stessa retribuzione se si incassa il 10% in meno.
Giusto chiedere loro, come già denunciato in una nota dal consigliere comunale Pellacini, di diventare soci delle cooperative aggiudicatrici versando la relativa, e pare ingente, quota sociale per essere assunti? Come reagirebbe a questo marasma Mario Tommasini? Quale delusione tremenda proverebbe l’uomo che aprì le porte dei manicomi e portò a Parma l’integrazione scolastica molto tempo prima che questa fosse sancita da una legge dello Stato?
L’art. 34 della Costituzione, ai primi due commi recita: “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita”. I principi costituzionali del libero accesso all’istruzione scolastica senza alcuna discriminazione e dell’obbligatorietà e gratuità dell’istruzione dell’obbligo non sono soltanto prerogativa del Governo, ma vincolano anche l’operato delle Amministrazioni locali che devono garantirne la fruizione e il rispetto.
L’Anmic si batte da sessant’anni per difendere i diritti delle persone con disabilità, non abbasserà certo la guardia in questo momento di grande difficoltà e tensione sociale; sarà come sempre al fianco delle famiglie e di tutti gli operatori del settore, vigilando sulla qualità del servizio, indipendentemente da chi sarà incaricato di erogarlo.