Nelle settimane precedenti alla chiusura nazionale, all’interno della rete interassociativa di cui APS On/Off è capofila e che è formata ANMIC, ANFFAS, Artetipi, Associazione Prader-WillyNoi Uniti per l’Autismo Onlus e Gioco Polisportiva, abbiamo presentato il progetto REVERSO_Percorsi di Inclusione Locale a una cerchia ristretta di potenziali soggetti partner e collaboratori da coinvolgere nella co-progettazione e nella messa in pratica delle azioni previste. Docenti, operatori sociali e volontari attivi sul quartiere Cittadella, scelto per la sperimentazione progettuale, erano pronti per essere agganciati e messi all’opera, ma come sappiamo da lì a pochi giorni tutti siamo stati obbligati a fermarci.


Com’è difficile ripartire

All’inizio, già solo sentirsi e vedersi, seppur a distanza e attraverso uno schermo, sembra ed è un traguardo importante. Portare avanti il confronto, valutare scenari futuri, esternare preoccupazioni e opportunità, condividere un momento di grande difficoltà collettiva: diventano tutte piccole grandi prove di coesione all’interno di un team in via di formazione e di ricerca di una propria identità.

Ma le videocall non bastano. Non è sufficiente solo spostarsi su un mezzo di comunicazione alternativo all’incontro dal vivo per portare avanti un progetto in fase di definizione. Figuriamoci un processo. Reverso di fatto è proprio questo: un percorso di co-progettazione tra soggetti diversi che collaborano e sperimentano pratiche innovative per l’inclusione sociale di persone con disabilità, durante il quale l’impatto del processo di costruzione della rete e del progetto stesso conta quanto quello che avranno gli output finali. Se a questo aggiungiamo anche l’incertezza del domani con la quale siamo ormai costretti a convivere dallo scorso marzo, le difficoltà che il gruppo di lavoro ha affrontato durante i mesi di sospensione hanno allentato in maniera considerevole la capacità di ogni membro di immaginare scenari di sviluppo e riconversione plausibili e significativi.


Nonostante le difficoltà, ce l’abbiamo fatta. Anche se solo sulla carta, il team è riuscito ad astrarre le azioni progettuali, rendendole flessibili e praticabili a seconda della situazione in cui ci troveremo da qui ai prossimi mesi, e ad orientare la riprogettazione all’integrazione con le attività già presenti sul territorio, nel rispetto degli obiettivi del bando e delle direttive di riferimento in materia di sicurezza.


Dal workshop alla piccola cordata generativa

Di fatto, come nel dietro le quinte, anche la parte “front-end” post-pandemica di un progetto come Reverso, basato sull’attivazione di nuove dinamiche sociali, non si poteva semplicemente trasformare da offline a virtuale. Purtroppo non è così che funziona, non è così semplice: il digitale è certamente un medium potente e potenziale, ma non risolutivo. Nella fase di riassestamento, si è scelto di sostituire lo strumento “workshop” con quello della “cordata generativa”, basato sull’attivazione di piccoli gruppo di lavoro e di ascolto, con strutture di corresponsabilità negli apprendimenti e nelle relazioni interpersonali, negli ambiti scelti per l’intervento: la scuola, il lavoro e il tempo libero. In questo momento, la rete sta concludendo gli accordi con i soggetti partner e definendo il calendario di attività da concretizzarsi a partire dalla seconda metà di agosto.



Nel frattempo, era urgente e necessario ripartire anche nella vita reale, concretizzare un’azione, anche piccola. Re-incontrarsi dal vivo, rilanciare il progetto nell’oggi, riscendere in campo.


Per farlo, ci siamo inseriti all’interno di Parma 2020+21 City Camp, i campi estivi rivolti a bambin* e ragazz* dai 6 ai 14 anni promossi da CSV Emilia-Forum Solidarietà e Consorzio di Solidarietà Sociale. Ospitati da Lostello della Cittadella, abbiamo presentato a un gruppo ristretto di giovanissimi il progetto Reverso attraverso le attività dei soggetti che lo portano avanti all’interno della Rete Interassociativa, cercando di trasmettere loro il valore della diversità e l’arricchimento generato dall’inclusione di persone con bisogni particolari.



Durante la mattinata sono intervenuti:

 Daniele Khalousi, Host del FabLab Parma e portavoce di Hackability, metodologia basata sul co-design e sullo scambio di competenze e bisogni tra makers, designer e persone con disabilità grazie all’uso delle nuove tecnologie di fabbricazione digitale

→ Andrea Del Bue, coordinatore di Anmic Parma, associazione da più di 60 anni impegnata a promuovere azioni volte a garantire la dignità e la qualità della vita delle persone con disabilità

→ Mattia Salini, fondatore di Parmaccessibile.org, sito web dedicato al turismo accessibile del territorio parmense

→ La Mano di Scorta, associazione nata per rendere più accessibile il vivere quotidiano a soggetti portatori di handicap, anziani e ragazzi e ideatrice dell’”Orto diversamente abile”

→ Valeria Magni, referente territoriale di Associazione Prader-Willy Emilia Romagna

I giovani partecipanti sono stati coinvolti nel Gioco esperienziale “la torre degli spaghetti”, particolarmente indicato per lavorare sul concetto di cordata, sul team working e la condivisione degli obiettivi.

Per informazioni e aggiornamenti sul progetto Reverso, scriveteci a reversoparma@gmail.com.