19.09.2012 – È l’unico ambulatorio pediatrico di Kumba, una regione del sud ovest del Camerun con circa 80mila abitanti, di cui il 50% sono minorenni. Un piccolo appartamento che da un paio di anni si è trasformato nell’unico luogo in cui i bambini di quella zona possono essere curati, grazie alla volontà e all’impegno della dottoressa Juliette Ndaka, che dopo essersi laureata in medicina e specializzata in pediatria a Parma, ha deciso di tornare nel proprio Paese per dedicarsi appunto ai più piccoli. Ora, grazie a “Parma per la vita onlus” e al sostegno della Provincia, che si è fatta promotrice del progetto dell’associazione, quel piccolo ambulatorio si arricchirà di nuove attrezzature donate dall’Ausl di Parma, da Dicofarm e da Spencer Italia: strumenti che consentiranno alla dottoressa di poter curare al meglio i bambini e di non essere più costretta a trasferire ogni volta altrove i suoi piccoli pazienti per ulteriori indagini o per essere ricoverati.
“La dottoressa che ha fatto nascere questo ambulatorio ha studiato a Parma e oggi, ancora grazie a Parma, può continuare a costruire speranze e a dare opportunità di vita ai bambini di Kumba – ha detto l’assessore provinciale alle Politiche sociali Marcella Saccani, presentando l’iniziativa questa mattina in Provincia -. È grazie a una rete di soggetti che siamo riusciti a dar vita a questo progetto, una rete che dobbiamo cercare di allargare ancora di più: è questo il modo giusto per creare sviluppo nei Paesi dell’Africa, per costruire la loro autosufficienza”.
“La nostra città ospita molti studenti africani che scelgono Parma per fare un salto di qualità, purtroppo però al termine degli studi spesso decidono di non ritornare in patria. Una fuga di cervelli che produce un grave impoverimento dell’Africa – ha spiegato Paolo Gilioli dell’associazione Parma per la vita onlus -. Per questo cerchiamo di favorire il ritorno di questi medici nella loro terra, come abbiamo fatto con Ndaka, affiancandoli con borse di studio e sostenendoli nel loro progetto”.
“Parma ha da sempre una grande sensibilità su questi temi. Da tanti anni sono infatti molti i professionisti del settore sanitario che vanno a lavorare nel Terzo Mondo – ha osservato Paolo Volta, direttore delle attività socio-sanitarie dell’Ausl -. In questo caso invece è una professionista africana che ha deciso di rientrare nel suo Paese per rispondere a un bisogno: i bambini, insieme alle partorienti, ai disabili fisici e ai malati psichiatrici, rappresentano infatti le fasce più deboli”. “Il Camerun è esposto a un tasso molto alto di mortalità infantile: su 1.000 bambini nati in un anno, 136 muoiono – ha aggiunto Jean Claude Didiba, presidente degli Amici d’Africa, che ha dato una mano a organizzare il container e la spedizione -. Ecco perché questa iniziativa, che aiuterà tanti bambini, è di un’umanità straordinaria”.
“Abbiamo dato un contributo piccolo ma comunque utile al progetto: il nostro compito è stato quello di richiamare l’attenzione di varie aziende farmaceutiche. Appello a cui Dicofarm ha risposto inviando materiale reidratante, fondamentale per combattere la malnutrizione e la disidratazione, che sono associate a molte patologie di questi Paesi”, ha affermato Valentina Maffini della Pediatria dell’Ospedale di Vaio, presente in sostituzione del responsabile della Pediatria Pier Luigi Bacchini.
Il container con tutto il materiale è partito da Parma a fine luglio ed è arrivato in Camerun. Tra pochi giorni la dottoressa Ndaka avrà così a sua disposizione computer, saturimetri, sfigmomanometri pediatrici, palloni ambu con maschera per rianimazione e materiale reidratante. Ma non solo, grazie all’Anmic di Parma l’ambulatorio potrà contare su un sostegno economico di 1.500 euro per coprire le spese di affitto e le utenze. “Noi siamo contenti di dare quello che possiamo quando si tratta di aiutare gli altri”, ha concluso il presidente dell’Anmic di Parma Alberto Mutti.
Alla presentazione in Provincia erano presenti anche il dottor Alberto Rusconi, che da anni è impegnato in Camerun, e rappresentanti delle associazioni coinvolte.

L’ambulatorio
La regione di Kumba ha poche strutture sanitarie e nessun pediatra. L’unica dottoressa che si occupa di bambini è proprio Ndaka con il suo ambulatorio pediatrico, aperto da circa 2 anni. In questo periodo sono stati visitati 8.000 piccoli pazienti. Inoltre, sono stati “ricoverati” 500 bambini: la dottoressa ha infatti messo nell’ambulatorio alcuni letti a castello per poter seguire da vicino i bambini con grave disidratazione o con complicazioni di malaria.
Le problematiche sanitarie maggiori a Kumba sono dovute a batteri tifici, alla malaria e all’alimentazione insufficiente. Le uniche indagini che poteva fare la dottoressa prima di questa spedizione erano: malaria, febbre da tifo, anemia e ipoglicemia. Per le analisi più complicate doveva mandare i pazienti in altre cliniche, anche fuori Kumba (Buea a 1 ora di macchina e Douala a 2 ore di macchina) e a volte doveva cercare di stabilizzare le condizioni del paziente prima di inviarlo altrove.
Per sostenere le spese di affitto e le utenze dell’ambulatorio, i pazienti devono pagare le visite, le indagini e i farmaci. Ci sono famiglie che non possono pagare ma i loro bambini vengono comunque curati: per questo l’associazione “Parma per la vita” ha promosso la “formula” dell’adozione per dare soldi agli ammalati che non possono pagare.