25.10.2016 – L’Anmic nazionale non è voluta mancare, nei giorni scorsi, alla festa organizzata da Anmic Reggio Emilia in occasione dei 60 anni dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili. Alberto Mutti, vicepresidente nazionale di Anmic, accompagnato da Walter Antonini, vicepresidente di Anmic Parma, ha voluto portare il saluto e il contributo della sede nazionale di Anmic.
All’evento, organizzato al ristorante Villa Cupido, a Cella di Reggio Emilia, ospiti del presidente della sezione di Reggio dell’Anmic, Pietro Schiatti, e della vicepresidentessa Mara Cadonici, era presenti il viceprefetto Giorgio Orrù, la consigliera della Provincia Mariachiara Morelli e, in rappresentanza della Fand (Federazione Associazioni Nazionali Disabili), Vincenzo Tota.
Di fronte ad una platea di 220 persone, il presidente Mutti ha voluto ripercorre le tappe principali della storia dell’associazione e sottolineare gli impegni attuali: “L’Anmic è nata nel 1956, a Taranto, con l’obiettivo di una piena attuazione della Carta Costituzionale. All’epoca, infatti, le persone con disabilità che non fossero invalidi del lavoro o di guerra erano completamente dimenticate dallo Stato. Non avevano diritti, lavoro, pensione: nulla. La maggior parte di loro stava di fronte alle chiese o all’inizio dei ponti, col cappello in mano a chiedere l’elemosina. Poi, nel giro di qualche anno, anche attraverso le cosiddette ‘Marce del dolore’ del 1961, del 1964 e del 1968, sono stati conquistati i primi diritti. Da quest’ultima protesta, accompagnata da dieci giorni di sciopero della fame, si ottiene l’approvazione della legge 482/68 sul collocamento obbligatorio. Nel 1971, invece, è il momento della 118 che disciplina le provvidenze sanitarie ed economiche a favore degli invalidi civili; nella stessa legge si parla per la prima volta di abbattimento di barriere architettoniche. Negli anni successivi sono state emanate altre normative fondamentali per la tutela dei diritti dei disabili e per la loro integrazione, tra le quali quella relativa all’indennità di accompagnamento. E oggi l’Anmic è sempre in prima linea su questo fronte: le 300 mila firme raccolte per l’aggiornamento delle pensioni di invalidità, che oggi sono al di sotto del minimo vitale, ne sono la dimostrazione. Attualmente è fondamentale l’impegno dell’associazione anche per una nuova legge sul collocamento lavorativo mirato; oggi, infatti, le aziende possono pagare per non assumere il numero di disabili che la legge prevede. E’ una stortura normativa, perché di fatto si tratta di dare la possibilità di pagare per aggirare l’articolo 1 della Costituzione, che parla di “Repubblica democratica fondata sul lavoro”.