11.06.2014 – Si è svolto sabato 24 maggio scorso a Bologna il Seminario sull’integrazione scolastica degli studenti con disabilità. Durante il suo intervento l’ing. Stefano Versari, Vice Direttore generale dell’Ufficio Scolastico dell’Emilia Romagna, ha affermato di essere stato definito “nazista”, riferendosi probabilmente ad un mio commento su un documento inviato dalla Direzione Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale dell’Emilia Romagna ai Dirigenti territoriali e alle OO.SS. Regionali del comparto scuola, a firma dello stesso Versari.
Nel documento citato ho espresso, in conclusione, un paragone molto forte, che può sembrare azzardato ma che io credo serva per smuovere l’opinione pubblica, ormai troppo spesso condizionata dal concetto di “taglio della spesa pubblica” senza che venga fatta una valutazione corretta delle conseguenze.
Riporto di seguito la conclusione del mio commento perchè sia chiaro il pensiero espresso, che in nessun modo può concretizzare l’offesa denunciata:
“… Ma il passaggio più preoccupante del documento (firmato da Versari, ndr) è senza dubbio quello riferito all’enorme carico sulla spesa pubblica che sarebbe generato dall’incremento degli alunni certificati. Affrontare l’argomento da questo punto di vista, considerare cioè gli aspetti assistenziali doverosi come mera spesa pubblica, non solo è scorretto dal punto di vista morale, ma si inserisce in un quadro generale a dir poco preoccupante. Nessuna norma prevede che i diritti degli alunni certificati siano limitati dalle risorse economiche disponibili. Nonostante la Costituzione all’art. 34 sancisca il diritto all’istruzione, “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita” e la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità sia legge dello Stato dal 2009 e all’art. 24 reciti “Gli Stati riconoscono il diritto all’istruzione delle persone con disabilità. Allo scopo di realizzare tale diritto senza discriminazioni e su base di pari opportunità, gli Stati Parti garantiscono un sistema di istruzione inclusivo a tutti i livelli ed un apprendimento continuo lungo tutto l’arco della vita”, si continuano a registrare segnali di estrema gravità: basti pensare, oltre all’aumento degli alunni disabili, alle borse lavoro, alle visite di revisione o all’enfatizzazione mediatica dei cosiddetti “falsi invalidi”.
Viene da chiedersi quale differenza ci sia tra parlare di “enorme spesa pubblica” per il sostegno e il problema che riportiamo di seguito, sottoposto agli alunni tedeschi nel 1933 dalla propaganda nazista: “Con 15mila marchi si può costruire una casa per una famiglia di classe operaia. La costruzione e la gestione di un Ospedale psichiatrico costa 6 milioni di marchi. Quante case per lavoratori si possono costruire al posto di un Ospedale psichiatrico?”.
I concetti non sono molto diversi, il Nazismo risolse il problema con l’eugenetica e lo sterminio di 300mila bimbi e adulti disabili…
Meditate gente, meditate”.
Ho usato questo forte paragone per evidenziare le innegabili analogie con uno dei periodi più neri della nostra storia, nato anch’esso sulle macerie di una crisi economica devastante.
La storia è maestra di vita, ci deve fare riflettere: un popolo che non conosce la sua storia non ha futuro e noi, come Associazioni, abbiamo l’obbligo di garantire un futuro ai disabili attraverso la garanzia di fruibilità dei loro diritti. La storia insegna che le crisi economiche (come negli anni ’30 in Germania) generano un aumento di egoismo direttamente proporzionale alla diminuzione delle risorse: una sorta di indifferenza verso le limitazioni ai diritti delle persone, almeno finché queste limitazioni non ci toccano in prima persona.
Cito un testo emblematico di cui esistono diverse versioni di cui una erroneamente attribuita a Bertolt Brecht.
Quando sono venuti a prendere gli ebrei
di Anonimo, da Friedrich Gustav Emil Martin Niemöller
Quando sono venuti a prendere gli ebrei
Sono rimasto in silenzio perché non ero ebreo
Quando sono venuti a prendere gli omosessuali
Sono rimasto in silenzio perché non ero omosessuale
Quando sono venuti a prendere i comunisti
Sono rimasto in silenzio perché non ero comunista
Quando sono venuti a prendere gli zingari
Sono rimasto in silenzio perché non ero zingaro
Quando sono venuti a prendere me,
non c’era più nessuno che potesse parlare per difendermi.
Per smuovere le coscienze e ritrovare un po’ di solidarietà sono necessari concetti e parole forti, in grado di fare breccia in questo egoismo. Oggi come allora siamo in piena crisi, attraversiamo un periodo di “sano e profondo egoismo”; invece di colpire i grandi patrimoni (sappiamo che il 10 per cento circa della popolazione italiana detiene la gran parte della ricchezza del Paese) o tagliare i rami secchi della spesa pubblica, si operano riduzioni ai capitoli di spesa che riguardano le persone più esposte e meno difese.
Proprio per sottolineare questo concetto e per evidenziare i rischi che ne derivano ho “azzardato” il paragone con il nazismo. Non ho certo sostenuto che l’ing. Versari sia un nazista, e mi dispiace constatare che lo stesso sia giunto a questa erronea conclusione o tenti di strumentalizzare il mio pensiero per sviare l’attenzione dal vero problema.
Nel suo documento Versari, che si sente evidentemente e ingiustificatamente sotto attacco, riserva anche una critica ben precisa alle famiglie e alle associazioni. Nelle conclusioni al suo documento Versari parla di “…una pressione sempre maggiore affinchè fosse incrementata l’assegnazione di ore di sostegno” e aggiunge: “… sono quotidiane le notizie di stampa che informano di lotte di famiglie e di associazioni per ottenere la copertura totale di tutte le ore di presenza di un alunno a scuola con un adulto dedicato…”. L’Anmic non intende attaccare nessuno, è solo impegnata a rispettare i dettami del suo statuto che gli impone di essere al fianco delle famiglie che chiedono siano rispettati i diritti dei loro figli.
Le famiglie e le associazioni cercano di assicurare ai bambini disabili il godimento di diritti esigibili riconosciuti, che non possono in alcun modo essere limitati dalle possibilità di spesa degli enti pubblici.
Alberto Mutti
Presidente Anmic Parma