14.02.2014 – L’Anmic di Parma, ricevuto, come membro del Glip, un documento inviato dalla Direzione Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale dell’Emilia Romagna ai Dirigenti territoriali e alle OO.SS. Regionali del comparto scuola, non può che esprimere una profonda preoccupazione per come certi dati statistici vengano strumentalizzati nel tentativo di individuare negli studenti disabili la causa di “un enorme carico sulla spesa pubblica”.
Il documento, a firma del vice direttore generale Stefano Versari, analizza su base regionale “l’incidenza percentuale del numero di certificazioni ad uso scolastico sul totale della popolazione scolastica delle scuole statali”. Nell’evidenziare come negli ultimi dieci anni la percentuale di alunni certificati abbia subito un incremento di circa mezzo punto percentuale – 2,09 % nel 2002-03, 2,43% nel 2011-12, 2,62% nel 2013-14 – Versari ne individua anche le cause in “criteri di individuazione della disabilità diversi e più estensivi di quelli di dodici anni fa”. Allo stesso Versari non sembra infatti sufficiente il progresso delle possibilità diagnostiche che consentono oggi di individuare disabilità prima non rilevabili a giustificare l’incremento percentuale.
Nel documento si analizza poi il dato percentuale nelle singole province evidenziando come “lo sviluppo delle percentuali non sia stato lineare” e deducendone che “i criteri di individuazione …. non sono gli stessi nelle diverse Commissioni di Accertamento”.
La prima cosa che ci preme segnalare al dott. Versari è che la statistica non è in grado di prevedere il futuro, ma consente soltanto di fare previsioni più o meno probabili. Chiedersi come mai le percentuali siano aumentate negli ultimi dieci anni e come mai siano così altalenanti tra le varie province è come interrogarsi sul perchè nel 2014 non siano ancora caduti gli stessi centimentri di neve del 2013. La nascita di un bimbo malato o un incidente che ne causi la disabilità sono eventi che non seguono logiche geografiche o demografiche.
Per quanto riguarda i criteri di valutazione delle Commissioni, partendo dall’incontestabile verità che le tabelle di riferimento sono immutate dal 1992, viene da chiedersi se si ipotizzi la presenza di falsi invalidi anche a livello scolastico.
Nelle conclusioni del vice direttore generale Versari si legge poi come l’incremento percentuale di bimbi certificati sia stato “accompagnato da una pressione sempre maggiore affinchè fosse incrementata l’assegnazione di ore di sostegno; sono quotidiane le notizie di stampa che informano di lotte di famiglie e di associazioni per ottenere la copertura totale di tutte le ore di presenza di un alunno a scuola con un adulto dedicato; ciò trasformerebbe nei fatti ciascun bambino in una classe speciale di un solo alunno”. Vorremmo ricordare al dott. Versari che l’abolizione delle classi speciali e l’introduzione della figura dell’insegnante di sostegno si deve proprio alla lotta delle associazioni che portò alla approvazione della legge 517 del 1975.
Ma il passaggio più preoccupante del documento è senza dubbio quello riferito all’enorme carico sulla spesa pubblica che sarebbe generato dall’incremento degli alunni certificati. Affrontare l’argomento da questo punto di vista, considerare cioè gli aspetti assistenziali doverosi come mera spesa pubblica, non solo è scorretto dal punto di vista morale, ma si inserisce in un quadro generale a dir poco preoccupante. . Nessuna norma prevede che i diritti degli alunni certificati siano limitati dalle risorse economiche disponibili. Nonostante la Nonostante la Costituzione all’art. 34 sancisca il diritto all’istruzione, “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita” e Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità sia legge dello Stato dal 2009 e all’art. 24 reciti “Gli Stati riconoscono il diritto all’istruzione delle persone con disabilità. Allo scopo di realizzare tale diritto senza discriminazioni e su base di pari opportunità, gli Stati Parti garantiscono un sistema di istruzione inclusivo a tutti i livelli ed un apprendimento continuo lungo tutto l’arco della vita”, si continuano a registrare segnali di estrema gravità: basti pensare, oltre all’aumento degli alunni disabili, alle borse lavoro, alle visite di revisione o all’enfatizzazione mediatica dei cosiddetti “falsi invalidi”.
Viene da chiedersi quale differenza ci sia tra parlare di “enorme spesa pubblica” per il sostegno e il problema che riportiamo di seguito, sottoposto agli alunni tedeschi nel 1933 dalla propaganda nazista: “Con 15mila marchi si può costruire una casa per una famiglia di classe operaia. La costruzione e la gestione di un Ospedale psichiatrico costa 6 milioni di marchi. Quante case per lavoratori si possono costruire al posto di un Ospedale psichiatrico?”.
I concetti non sono molto diversi, il Nazismo risolse il problema con l’eugenetica e lo sterminio di 300mila bimbi e adulti disabili…
Meditate gente, meditate.