29.11.2010 – Gli Onorevoli  Motta, Soliani e Raineri, il Consigliere regionale Garbi, gli Assessori Bernini e Saccani, unitamente al Vice presidente della Provincia Gabriele Ferrari, il Consigliere regionale     Corradi e l’Assessore regionale Meo che pur assenti hanno assicurato pieno appoggio, hanno risposto all’appello rivolto dalla FAND e dalla FISH, le federazioni che riuniscono le associazioni di rappresentanza del mondo disabile, che hanno chiesto l’aiuto della politica per tutelare la posizione di tanti disabili parmigiani che rischiano di perdere l’indennità di accompagnamento.

“Un rischio non nuovo per i disabili – spiega Alberto Mutti, presidente dell’Anmic di Parma -, che già lo scorso anno riuscirono a sensibilizzare la politica con una manifestazione a Roma che convinse il Governo a ritirare un emendamento che, modificando la legge 508 del 1988, avrebbe probabilmente sancito la fine dell’indennità di accompagnamento.
Con l’introduzione di tre semplici parole il testo sarebbe stato radicalmente stravolto: “ai cittadini nei cui confronti sia stata accertata una inabilità totale per affezioni fisiche o psichiche e che si trovino nella impossibilità permanente di deambulare senza l’aiuto permanente di un accompagnatore o, non essendo in grado di compiere il complesso degli atti elementari della vita, abbisognano di una assistenza continua”.
In altre parole per ottenere l’indennità di accompagnamento, il deficit di deambulazione avrebbe dovuto essere permanente e assoluto; le persone che seppur con enorme fatica o con l’ausilio di tutori, stampelle o altro conservano una capacità di movimento, anche lieve, sarebbero state escluse dal beneficio.
In secondo luogo, modificare l’espressione “atti quotidiani della vita” con “complesso degli atti elementari della vita” rappresenta il massimo del bizantinismo.
Gli atti della vita si dividono in elementari e strumentali. L’emendamento, nemmeno considerando gli atti strumentali quali l’uso del telefono, fare acquisti, conoscere e gestire il denaro, uso corretto dei farmaci, governare la casa, usare i mezzi di trasporto; avrebbe quindi ristretto i beneficiari ai soli soggetti incapaci di compiere il complesso degli atti elementari, (quali fare il bagno, vestirsi, usare il gabinetto). La mancanza di uno solo di questi requisiti avrebbe cancellato il diritto all’indennità”.

Pericolo scampato? Niente affatto, lamenta Mutti: “Ottenuto il ritiro dell’emendamento, giudicato dallo stesso Governo fortemente inopportuno ed eccessivamente restrittivo, ci siamo trovati di fronte ad una nuova spiacevole sorpresa. In una comunicazione interna del direttore generale a tutti i dirigenti delle sezioni regionali, l’Inps, cui è stata trasferita la competenza in materia con la legge 102 del 2009 dal titolo Contrasto alla frodi in materia di invalidità civile, fornisce indicazioni relative ai requisiti sanitari richiesti per la concessione dell’indennità di accompagnamento.
Dalla lettura di queste linee guida si capisce come le stesse ricalchino i criteri dell’emendamento cassato, che uscito dalla porta è rientrato dalla finestra. Noi non vogliamo difendere i falsi invalidi, ma non accettiamo che ne vengano creati dall’Inps con una interpretazione arbitraria della legge che non le compete”.

Sono quindi iniziate le visite straordinarie di revisione, con decine di parmigiani che si sono visti levare l’indennità, tra l’altro senza ricevere comunicazione ma accorgendosene all’atto del previsto incasso.

“Le conseguenze per i disabili e le loro famiglie – spiega Passeri, presidente di Anfass -, sono devastanti: indignazione e disorientamento di fronte a situazioni consolidate da decenni che mutano senza che la legge sia stata modificata. L’Inps non è sicuramente un soggetto in grado di legiferare, ma deve soltanto applicare una norma chiara e  inequivocabile. Tanto chiara e inequivocabile da essere già stata confermata in giudizio in diversi casi. L’unica tutela possibile per il disabile è il ricorso al Tribunale, ma anche se gli esiti del giudizio sono certi e confermati dalla Giurisprudenza in materia, è evidente il disagio per chi si trova privo di una entrata importante nell’ambito di un bilancio familiare spesso ai limiti del possibile. Stiamo preparando una brochure informativa, in collaborazione con Comune, Provincia e Associazioni, che aiuti il disabile ad orientarsi di fronte alla convocazione dell’Inps soprattutto per quanto riguarda la necessaria documentazione da presentare. Inoltre abbiamo stretto un accordo con l’Asl: l’Inps comunicherà l’elenco delle visite programmate così che la stessa Asl possa inviare direttamente la documentazione relativa alle singole posizioni”.

“Gli effetti sono devastanti per il disabile, ma anche per le casse dell’Ente e quindi dello Stato – spiega Mutti -; a fronte di un risparmio evidente realizzato in un primo momento con la revoca delle indennità, fenomeno che nel Paese ha già colpito migliaia di disabili, decine dei quali parmigiani, si avrà un esborso ben superiore al raggiungimento della sentenza perchè oltre agli arretrati l’Ente dovrà versare interessi e spese legali.
Abbiamo convocato questo incontro per chiedere l’appoggio dei politici locali a tutti i livelli, per stimolarli ad intraprendere iniziative presso le più importanti Istituzioni a tutela della posizione di tanti disabili e delle loro famiglie che versano nella disperazione. A loro noi offriamo assistenza legale gratuita, ma il problema va risolto alla radice”.

L’Assessore provinciale Saccani sottolinea “l’importanza di questo incontro perchè è fondamentale tenere alta l’attenzione. Si è già intrapreso un percorso importante ottenendo la trasmissione dei documenti da Asl a Inps che peraltro dovrebbe già avvenire in modo automatico”. L’Assessore però spiega che “ci troviamo di fronte ad una scelta, non ad un errore: tutti vogliamo che si scoprano i falsi invalidi, ma così lo si fa sulla pelle dei più deboli. Gli sforzi delle famiglie e delle associazioni per migliorare la qualità di vita dei disabili e i risultati raggiunti in termini di integrazione non possono essere la giustificazione al taglio di risorse economiche. Bisogna riportare serenità nelle famiglie: i diritti non possono essere continuamente messi in discussione”.

L’Assessore Bernini, dopo aver ricordato le iniziative già avviate con le Associazioni e lo sforzo messo in campo dal Comune per migliorare i servizi, nega che le indennità cancellate siano frutto di un disegno politico: “Penso che si tratti di scarsa attenzione da parte del Governo: è giusto cercare i falsi invalidi, il problema esiste, ma non a Parma. Le verifiche vanno fatte, ma con le giuste modalità. Ho incontrato il direttore dell’Inps che mi ha garantito la correttezza delle procedure, ma prendo atto delle denunce emerse in questo incontro che suggerisco di presentare proprio ai dirigenti dell’Ente in un confronto. Voglio garantire il mio pieno appoggio alle persone e alle famiglie che vedono colpita la propria dignità”. L’Assessore ha poi invitato le Associazioni ad aprire un’altro tavolo di confronto sulle problematiche relative all’inserimento dei disabili nel mondo del lavoro.

L’On. Motta spiega come il problema investa tutto il Paese: “Alcuni parlamentari del Pd hanno già presentato una interrogazione cui non è ancora giunta risposta. E’ indubbio che l’Inps agisca secondo input che arrivano dal Governo che ha operato in modo maldestro, ritirando l’emendamento a fronte della giusta protesta per poi caldeggiarne l’applicazione a livello amministrativo. Giusto che l’Inps riveda le situazioni temporanee, ma le patologie croniche irreversibili no. In periodi di difficoltà economica è giusto eliminare gli sprechi, ma ci vuole coerenza: nel patto di stabilità il Governo ha tagliato oltre 30 milioni ai disabili. Sono d’accordo con Bernini per un incontro con i dirigenti dell’Inps provinciale, ma deve essere un punto di partenza per arrivare alla dirigenza nazionale e al Ministero per il ritiro delle linee guida in questione”.

Sulla stessa lunghezza d’onda la Senatrice Soliani che sottolinea l’importanza della “collaborazione tra Associazioni e Istituzioni locali per gestire al meglio la situazione sul piano politico”. “L’azione Amministrativa – aggiunge Soliani – non può modificare la legge e le circolari dell’Inps non sono leggi. La campagna contro i falsi invalidi non può negare dati obiettivi e va inquadrata in una stretta generale sul versante del Sociale. Credo che un incontro con l’Inps provinciale sia auspicabile, ma vada seguito con iniziative a livello nazionale. Auspico poi la creazione di un tavolo di lavoro tra tutti i soggetti, politici o associativi, su tutti i temi che riguardano la disabilità, dalle indennità alla scuola, all’inserimento nel mondo del lavoro. Credo si svilupperebbe, come oggi, un dibattito concreto e importante”.

“Mi impegno a proporre un ordine del giorno bipartisan in Consiglio regionale – interviene Garbi -, che auspico sia firmato anche dai colleghi Villani e Corradi, per sensibilizzare il presidente Errani affinchè si attivi presso Governo e Ministro nella veste di presidente della Conferenza delle Regioni. Credo che potrebbe arrivare in aula entro Natale”.

“Come parlamentare sono a disposizione per sollevare il problema nelle sedi istituzionali – assicura Raineri -, ma non credo che la situazione sia da imputare al Governo. L’Esecutivo ha ritirato l’emendamento quando si è accorto della sua inopportunità; il comportamento dell’Inps di fatto nega la volontà del Parlamento nella sua funzione legislativa. Sono disponibile a mettere in atto ogni iniziativa che sia utile a risolvere la situazione, ma voglio anche sottolineare che la legge contro i Falsi Invalidi ha portato in “certe regioni” alla revoca del 98% delle indennità. Il problema esiste e va affrontato, forse il Governo ha sbagliato, ma solo chi non fa nulla non sbaglia mai”.

“Registrata la disponibilità dei presenti – conclude Mutti – prepareremo nei prossimi giorni di comune accordo con i politici intervenuti ordini del giorno e interrogazioni. Ci rivolgeremo al Presidente della Repubblica nella sua veste di garante della Costituzione, al Presidente del Consiglio, al Ministro del Welfare, ai presidenti delle Camere e alla direzione nazionale dell’Inps. Veniamo da oltre cinquant’anni di lotte per il riconoscimento dei nostri diritti, che vengono puntualmente rimessi in discussione; forse perchè i disabili costano senza aver mai versato nulla, ma hanno dei diritti garantiti dagli articoli 36 e 38 della Costituzione; non ci perdiamo d’animo e come Sisifo spingiamo la pietra fino in vetta e quando rotola a valle ricominciamo da capo”.